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NOVITÀ EDITORIALI LIBRI SUL CINEMA AL KNULP (NOVEMBRE 2020)
L’altra parte – I fantasmi della psiche al cinema
di Angelo Moscariello
editore: Moretti&Vitale
pagine: 140
prezzo: € 12,00
data di pubblicazione: 2020
Il titolo di questo libro richiama quello del romanzo Die andere seite pubblicato nel 1909 dallo scrittore-pittore austriaco Alfred Kubin, libro che si inserisce nella grande tradizione del “romanzo fantastico” à la Edgar Allan Poe o E.T. Hoffmann, esploratori dell’inconscio in forme tra l’onirico, l’assurdo e il grottesco. Tra gli ammiratori di questi romanzi troviamo il fondatore della psicologia analitica Carl Gustav Jung il quale li cita spesso, a proposito della creatività artistica ,come esempi di opere dove si realizza con successo quella che lui chiama “funzione trascendente” capace di conciliare nella rappresentazione l’“altra parte” costituita dai fantasmi dell’inconscio con il piano della coscienza. Jung sottolinea la centralità dell’“immagine” scaturita dalla fantasia attiva, quella stessa immagine che sta alla base dell’arte del cinema. E proprio il cinema capace di esplorare l’“altra parte” è al centro di questo libro, partendo da quei film di ieri e di oggi che Jung avrebbe amato in quanto conferma visibile della sua teoria sull’arte, titoli che vanno dai classici Suspense e Gli invasati ai più recenti L’inquilino del terzo piano e Mulholland Drive dove affiora il perturbante e dove le immagini riflettono gli incubi che ci assalgono di giorno e di notte.
Io le conoscevo bene: tutte le donne di Antonio Pietrangeli (nuova edizione)
editore: Sensoinverso Edizioni
pagine: 55
prezzo: € 8,00
data di pubblicazione: maggio 2020
Il cinema di Pietrangeli perlustrato a volo d’angelo da questo testo non sembra il cinema di un autore italiano. Compatto, determinato, ricco di volti e mai a corto del sapere di linguaggio e narrazione necessari a costruire film destinati a durare nel tempo come architetture memorabili, ricorda il percorso di autori di sagoma e statura inconfondibili: i giapponesi Kenij Mizogouchi o Mikio Naruse, il tedesco Ophuls. Tutti registi che nei loro film fanno del corpo e del destino delle donne un monile vulnerabile e prezioso con il quale scomporre lo spettro di una società, la trama di un’epoca, le linee di forza, di potere e di frattura di un mondo. Pietrangeli, intellettuale atipico […] usa quel corpo per raccontare da una parte uno dei traumi più sorprendenti e violenti della società italiana ed europea […] dall’altra ne fa il luogo di trasparenza e concentrazione dell’esistenza e delle sue pulsioni contraddittorie: il desiderio e la paura dell’abbandono, la fraternità e l’inganno, la fusione sessuale e la solitudine.
E siccome lei
editore: Feltrinelli
pagine: 256
prezzo: € 17,00
data di pubblicazione: ottobre 2020
Nostalgiche, ironiche, gelose, testarde, eccentriche o sfuggenti: le donne di questi racconti hanno il volto e la voce di Monica Vitti, e si susseguono una dopo l’altra in un irresistibile ritratto corale. Sono tutte diverse, come diversa da tutte è stata lei: la Vitti è un’icona italiana, ma della fissità delle icone ha poco e niente. La sua personalità è unica proprio perché ne contiene molte: è la ragazza con la pistola e la regina dell’alienazione, la bionda fatale e l’amica con la battuta pronta. Ogni capitolo è dedicato a un personaggio che Monica Vitti ha interpretato al cinema, ed è il racconto di un carattere, un destino, un modo di stare al mondo. Claudia de L’avventura, Teresa la ladra, Modesty Blaise, Assunta Patanè e le altre sono riunite insieme in queste pagine; si riprendono la loro storia, reclamano un altro po’ di spazio, si regalano un incontro imprevisto o perfino un finale diverso.
Eleonora Marangoni ritrae le donne di oltre trentacinque anni di carriera, dagli esordi nella commedia anni Cinquanta al cinema di Antonioni fino ai film degli anni Ottanta con Roberto Russo, passando per Risi, Monicelli, Sordi, Brass, Scola e Buñuel. Le filtra una a una attraverso il suo sguardo e le inchioda a un dettaglio, le evoca a partire da una frase o da un gesto, le fissa in un sorriso ingenuo o in un ricordo lontano, e in ogni ritratto coglie fragilità e tenacia, un segno della grazia e dei misteri del vivere.
Ritratti e destini dipinti con tenerezza e umorismo, attraverso i quali ci viene restituita l’essenza di una donna dai molti volti, un pezzo di storia del cinema e di ognuno di noi.
Ma c’era qualcosa che non capivo, come un piccolo segreto triste che non mi è riuscito di scoprire mai.
“È tutto mescolato, la vita, i personaggi. Ma allora è tutto falso, direte voi?
No, è tutto vero: specialmente i personaggi.”
Monica Vitti
La conquista dell’Impero e le leggi razziali tra cinema e memoria (Gli Annali AAMOD n. 20)
di Carlo Felice Casula, Giovanni Spagnoletti, Alessandro Triulz
editore: Effegi
pagine: 208
prezzo: € 20,00
data di pubblicazione: settembre 2020
Il numero Venti degli Annali AAMOD è in uscita con un nuovo approfondimento tematico: sul catalogo online di Effigi edizioni è disponibile da oggi (e in libreria dai primi di settembre) la pubblicazione del volume “La conquista dell’Impero e le leggi razziali tra cinema e memoria”, realizzato in seguito all’omonima manifestazione svoltasi nel 2018 alla Casa del Cinema di Roma.
Si tratta di un numero monografico, coordinato da Paola Scarnati e a cura di Carlo Felice Casula, Giovanni Spagnoletti e Alessandro Triulzi, incentrato sulla memoria del nostro passato coloniale, tuttora disattesa in Italia. Nel ricordo e studio di tali momenti della nostra storia – tra imprese e asprezze – si tenta di recuperarne gli aspetti intrinseci per poter analizzare in maniera più consapevole la stessa complessa società contemporanea e di coglierne le sfide offerte al nostro vivere e convivere.
Il volume, strutturato in due parti – vuole dare un contributo significativo tanto sulla fisionomia dell’impero italiano nell’Africa Orientale quanto sugli apparati e gli stilemi del consenso. Nella prima parte sono infatti indagate le stratificazioni della memoria e degli immaginari in Italia e nel Corno d’Africa, con documenti che indagano sugli ambigui rapporti tra generi, abitazioni di coloni e sudditi, scuola e rapporti sociali filtrati e diffusi da un forte razzismo istituzionale. Nella seconda parte sono invece analizzati i film di maggior successo del pubblico di allora, insieme ai sorvegliati documentari e cinegiornali dell’Istituto Luce risalenti agli anni Trenta e Quaranta del XX secolo, e alla rinnovata attenzione dell’attuale produzione del cinema documentario e di finzione su tali temi e fenomeni.
Il volume è stato realizzato con il contributo della Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore – Mibact.
Archivio Audiovisivo del movimento Operaio e Democratico ANNALI 20
NOUVELLE VAGUE
di Michel Marie
con un saggio di Goffredo Fofi
editore: Treccani
pagine: 60
prezzo: € 10,00
data di pubblicazione: settembre 2020
Nel secondo dopoguerra, in Europa manca tutto: servizi, infrastrutture, luoghi di socialità. Un forte vento di rinascita e rinnovamento si fa però sentire in ogni ambito, anche nel cinema. Serve un gesto di rottura critica, aspra e rapida, che arriverà per mano dei cosiddetti “giovani turchi”, critici cresciuti alla scuola di André Bazin e confluiti nei famosi “Cahiers du Cinéma”. Tra loro François Truffaut, Jean-Luc Godard, Éric Rohmer e Claude Chabrol, tutti critici che diventeranno registi. Sarà rivoluzione: quella che nel 1959 verrà definita “Nouvelle Vague” è una vera e propria onda di cambiamento che trasformerà il cinema nell’occhio politico e sociale della realtà e della quotidianità. Michel Marie ricostruisce il percorso di questo movimento, che ha saputo anticipare e interpretare quel bisogno di liberazione giovanile spudorato e ingenuo che negli anni Sessanta ha invaso le strade del mondo.
Visioni Di Contrabbando
di Claudio Zito
editore: Digressioni
pagine: 118
prezzo: € 12,00
data di pubblicazione: settembre 2020
Gli esordi con Kiarostami, la consacrazione nei festival internazionali più prestigiosi e gli ultimi anni segnati da travagli giudiziari e film girati in clandestinità: “Visioni di contrabbando” è il primo testo italiano che si propone di contestualizzare criticamente la filmografia del regista Jafar Panahi con un’analisi delle opere e delle vicende legali (e umane) che le hanno condizionate.
Claudio Zito, con la sua profonda conoscenza del cinema iraniano, offre una chiave indispensabile per entrare nell’universo di uno dei protagonisti del cinema contemporaneo.
NOVITÀ EDITORIALI LIBRI SUL CINEMA AL KNULP (OTTOBRE 2020)
Bellocchio/Dreyer. Identificazione di una donna: le figure femminili
Nicola Cargnoni
Falsopiano 2020
€ 22,00
Il cinema di Dreyer e di Bellocchio è “fatto di corpi”. L’uso della macchina da presa è quasi sempre volto a un pedinamento costante, assillante e insistente del corpo femminile, delle reazioni che provoca o desta, degli ingabbiamenti sociali a cui è sottoposto e della capacità che ha di cambiare il destino dei comprimari. Un uso e un linguaggio espressivo chiaramente “politici”, che in Dreyer trova le radici di quello che sarà il costante lavoro di modellamento dei rapporti uomo/donna messo successivamente in scena da Bellocchio. L’opera dei due artisti si accompagna alle conquiste sociali, etiche e morali che avvengono nei loro Paesi, soprattutto dal punto di vista dell’emancipazione femminile e del cambiamento della “cultura della famiglia”. Questo libro, attraverso un’analisi attenta e puntale delle rispettive filmografie, rivela sorprendenti punti di contatto fra due registi a prima vista così distanti fra loro.
La caduta della casa Usher
Chiara Tognolotti
Mimesis 2020
€ 10,00
Questo libro analizza La Chute de la maison Usher (1928) alla luce del pensiero sul fi lm elaborato da Jean Epstein. A partire dal contesto culturale in cui l’opera è nata e da un profilo del cineasta, esamina l’intrecciarsi di teoria e pratica del cinema attraverso alcune figure: architetture, ritratti, specchi, metamorfosi. Se da un lato la trama presenta temi tipicamente epsteiniani – contiguità di vita e morte, sensibilità privilegiata di alcuni caratteri, fascino inquieto e morboso dell’oscurità –, dall’altro compare un ordito composto dalle sue teorie sul film: fotogenia come relazione inedita tra immagine e realtà, cinema come rivelazione della natura simbolica delle cose, sentire del corpo come strumento di conoscenza. Il volume mostra come Epstein delinei un vero e proprio palinsesto in cui immagine e filosofia trovano una consonanza inattesa.
Georges Simenon. La letteratura al cinema
a cura di Denis Brotto, Attilio Motta
Marsilio 2020
€ 16,00
L’universo letterario di Georges Simenon ha sempre rivelato una vicinanza profonda con il mondo del cinema. Una reciprocità composita e appassionata, ancorché discontinua e irregolare. A sua volta, il cinema non ha mancato di ricambiare tale coinvolgimento. Tutt’altro. L’infinita serie di adattamenti dalle sue opere rappresenta la prova maggiormente tangibile di questo interesse, con un numero di fatto non definibile di trasposizioni, film e serie televisive dedicati ai romanzi di Simenon. Ma questo è solo l’aspetto più conclamato di una vicinanza che trova radici molteplici e per molti versi inattese. Georges Simenon è stato definito «il miglior regista francese» per la forza dei dialoghi e delle strutture narrative dei suoi romanzi. Questo volume vuole essere l’occasione per osservare, accanto alla fondamentale propensione letteraria dell’autore, le sue evidenti affinità e contaminazioni con l’ambito cinematografico.
Scritti di: Giovanna Angeli, Giovanni Borriero, Adone Brandalise, Denis Brotto, Roberto Chiesi, Geneviève Henrot Sostero, Alessandro Perissinotto, Andrea Rabbito, Franco Rella, Giorgio Tinazzi.
Indovina il film. Una scena, un’immagine appena…
Roberto Burchielli
Book Time 2020
€ 10,00
Nelle pagine trovate duecento schede o quesiti, duecento scene descritte nel dettaglio, divise in undici capitoli o livelli. Più si va avanti e più diventa difficile indovinare il film a cui appartengono. Si parte da un primo gruppo dove ci sono le pellicole che hanno avuto molta popolarità tra il pubblico e i classici del cinema di tutti i tempi, per arrivare all’ultimo, con i film più recenti e quelli detti “di nicchia” o per cinefili. Usate questo libro come meglio vi piace: come gioco (ogni scena indovinata vale un punteggio a seconda della sua difficoltà), per mettere alla prova la vostra memoria visiva e il vostro amore per la settima arte, oppure per passare delle piacevoli serate tra amici. Chi invece non ama il gioco, ma ama il cinema, si serva di questo libro per evocare i piacevoli momenti che ha trascorso davanti al grande schermo e ritrovare, per un attimo, le emozioni provate nella buia sala di un cinematografo. Le soluzioni le trovate in fondo al libro in ordine alfabetico.
Una lettura perversa del film d’autore
Slavoj Žižek
Mimesis 2020
€ 18,00
Lynch e l’oscenità del reale, Tarkovskij e la Cosa, l’horror sociale del nuovo Joker di Todd Phillips. Chi se non Žižek poteva lanciarsi nell’impresa tanto folle quanto affascinante di “smontare” il cinema d’autore per osservarlo nel suo strato più profondo? Con l’irriverenza e la genialità che lo contraddistinguono, il filosofo sloveno mostra come il cinema sia teatro di una straordinaria esperienza del Sublime che, in quanto tale, non può essere colta appieno dalla critica. È nello sguardo che cinema, filosofia e psicoanalisi possono incontrarsi e comprendersi reciprocamente. Questa raccolta di saggi su alcuni dei registi più importanti della storia cinematografica ne è una dimostrazione.
La sopravvivenza delle immagini nel cinema
Francesco Zucconi
Mimesis 2020
€ 22,00
Poter accedere a qualsiasi immagine, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo. I nuovi media prospettano straordinarie vie di fruizione. Ma come orientarsi in questo scenario? La nostra cultura visuale è capace di tenere il passo della tecnologia? Questo libro racconta come il cinema, ben prima dell’avvento della tecnologia digitale, abbia saputo accogliere immagini provenienti da archivi pubblici e privati: dai rapporti con la pittura al found footage, dalla pratica del remake all’intermedialità. Molte volte assegnato al compito di produrre un calco del “reale”, il film costituisce piuttosto uno spazio del pensiero nel quale si rielaborano le immagini del passato e si rigenerano i materiali “usurati” della cultura. Se i nuovi media invitano lo spettatore a manipolare le immagini e non semplicemente a osservarle, è dunque a partire dalle lezioni di montaggio offerte da maestri come Godard e Herzog, Sokurov e Van Sant, Pasolini e Moretti, che diventa possibile assumere un ruolo attivo e consapevole nell’orizzonte estetico e mediatico contemporaneo.
Stephen King. Dal libro allo schermo
a cura di Giacomo Calzoni
Minimum Fax 2020
€ 18,00
Nessun autore contemporaneo può godere di un numero di adattamenti per il piccolo e per il grande schermo paragonabile a quello che è stato riservato ai romanzi e ai racconti di Stephen King. Dagli omaggi di grandi autori di genere come Carpenter, Romero, Cronenberg, all’unicum rappresentato da Shining di Kubrick; dal grande artigianato dei due registi che meglio, forse, hanno saputo cogliere lo spirito kinghiano (il Rob Reiner di Stand by Me e Misery e il Frank Darabont di Le ali della libertà e Il miglio verde) alla vera rivoluzione rappresentata dalle serie televisive, gli autori e critici che hanno contribuito a questo volume tracciano un panorama ragionato e completo della vita sugli schermi di un grande maestro della narrativa contemporanea, forse l’autore più popolare e amato al mondo.
NOVITÀ LIBRI DI CINEMA 2019
NOVITÀ LIBRI DI CINEMA 2019:
ALFRED HITCHCOCK
Il cinema ai bordi del nulla
Skira 2019
A 120 anni dalla nascita, la vita e i capolavori di Alfred Hitchcock, regista inglese, maestro del brivido e genio del cinema.
“Se fai esplodere una bomba il pubblico ha uno shock di 10 secondi, mentre se lo metti semplicemente al corrente della presenza di una bomba, la suspence può essere dilatata e il pubblico mantenuto in sospeso per cinque minuti” (Alfred Hitchcock).
Rappresentante supremo della settima arte, regista di grandi capolavori, pietra miliare del cinema mondiale, nel corso della sua carriera Alfred Hitchcock (1899-1980) ha girato oltre cinquanta film, dagli esordi nel cinema muto alle pellicole degli anni Settanta che hanno terrorizzato intere generazioni.
Trame avvincenti, montaggio originale, ingegno, abilità magistrale nel tenere viva la tensione fotogramma dopo fotogramma: questi gli ingredienti che hanno reso Hitchcock una vera e propria icona della storia del cinema, venerato e adorato da una schiera di ammiratori che ancora oggi imitano e studiano le sue tecniche innovative.
Attraverso un’ampia selezione di fotografie e contenuti originali tratti dai set di capolavori come Psyco (1960), La finestra sul cortile (1954), Gli uccelli (1963), La donna che visse due volte (1958), Intrigo internazionale (1959), Il delitto perfetto (1954), il lettore potrà immergersi nei backstage, scoprire particolari curiosi e conoscere meglio la vita privata del maestro del brivido.
CINEMA E POPULISMO
Modelli e immaginari di una categoria politica
a cura di Valerio Coladonato, Andrea Sangiovanni
Rubbettino 2019
Populismo” sembra essere una delle parole chiave del nostro tempo: categoria politica dai confini mutevoli, fenomeno storico che ha avuto molteplici e diversissime declinazioni, è oggi tanto diffuso nei discorsi pubblici quanto sfuggente e apparentemente refrattario ad una definizione univoca. Questo numero di “Cinema e Storia” si interroga sul rapporto fra il cinema – nella sua dimensione di arte popolare – e il fenomeno che proprio al popolo e al suo primato nella sfera politica si richiama. Si può indagare il populismo attraverso il cinema? O anche: può il cinema – uno dei dispositivi che più e meglio di altri ha rappresentato le masse – aiutarci a definire il populismo oppure a fissarne alcune caratteristiche? E ancora: quali sono i rapporti che intercorrono tra il cinema, che ha la capacità di generare forme e immaginari condivisi, e quei fenomeni politici che, a diverse latitudini e in tempi differenti, sono riconducibili al concetto di populismo? Infine: può il cinema, in quanto strumento capace di dar forma all’investimento emotivo delle masse in individui “eccezionali”, costruire un contesto fertile per l’emergere del populismo? Il volume parte dal presupposto che per definire una categoria complessa e sfaccettata come quella di populismo sia necessario uno sguardo interdisciplinare, capace di indagare, oltre che il discorso politico, le forme che esso assume nella traduzione spettacolare che ne compie il cinema. I saggi esplorano cinematografie, paesi ed epoche diverse, aprendo una serie di percorsi interpretativi su questi ed altri quesiti, attraverso l’analisi di film significativi e la contestualizzazione storica dei fenomeni politici e delle loro rappresentazioni.
LA DISSOLVENZA DEL LAVORO
Crisi e disoccupazione attraverso il cinema Il lavoro che diventa film.
di Emanuele Di Nicola
Ediesse 2019
Nel 1895 i fratelli Lumière filmano l’uscita degli operai dalla loro fabbrica a Lione. Il cinema inizia dal lavoro. Negli ultimi anni è tornato a descriverlo: nel Duemila, e in particolare dal 2008 con lo scoppio della crisi economica, i registi italiani, europei e americani ricominciano a riflettere su questo grande tema. I licenziamenti, la disoccupazione, la difficoltà di trovare un nuovo impiego. Le figure deboli come le donne e i precari. Il libro è una mappa del cinema sul lavoro nei nostri anni: da Ken Loach a Laurent Cantet, dai fratelli Dardenne a Lars von Trier, fa il punto su come i registi di oggi trattano il lavoro e il lavoro che non c’è. Da film manifesto come Full Monty alle provocazioni estreme come Il grande capo, passando per la strada italiana di Smetto quando voglio. In sei capitoli divisi per temi La dissolvenza del lavoro analizza oltre cinquanta titoli, decifrando lo stile degli autori: dal realismo sociale di Loach al cinema hollywoodiano de Il diavolo veste Prada. Dalla commedia alla tragedia, dal lieto fine al pugno nello stomaco. Una bussola per orientarsi nel cinema del nostro tempo difficile: colpito dalla di soccupazione, ma illuminato da grandi opere. I capitoli sono seguiti da una scheda tematica a cura di uno studioso dell’argomento.
JOHN FORD E IL CINEMA AMERICANO
Ovvero la rimozione di Dionisio
di Andrea Laquidara
Mimesis 2019
Ne La nascita della tragedia, Friedrich Nietzsche indica in Dioniso e Apollo le figure in cui si condensano i due aspetti principali della realtà: un fondo caotico da cui lo sguardo trae forme armoniche, che conferiscono al Caos un ordine – insieme compiuto e provvisorio. Osservata da questa prospettiva, la settima arte risulta arte tragica per eccellenza. Non tutto il cinema, tuttavia, mantiene il medesimo rapporto con la profonda irrazionalità del Reale: a Hollywood, a partire dai primi decenni del XX secolo, è cresciuta una prevalente tendenza (socratico-platonica, direbbe Nietzsche) alla rimozione di Dioniso. Il rapporto problematico che il cinema statunitense ha sempre mantenuto con l’irrappresentabilità del Reale trova in John Ford, il più affidabile dei registi hollywoodiani, la sua espressione più piena e interessante. Interessante anche e soprattutto per la valenza culturale che il cinema fordiano assume come mito di fondazione americano condensato in immagine.
VITA AGRA DI UN RIBELLE PERMANENTE
Il cinema di Giuseppe Ferrara
Falsopiano 2019
Formatosi nel documentario di impronta post neorealista, con diploma di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1957 e una ottantina di titoli tra la fine degli anni Cinquanta e la fine del decennio successivo, Ferrara si afferma nella narrazione a soggetto con uno stile molto personale, che deve al documentario di partenza l’ostinazione dell’attenersi ai fatti (per l’appunto lungamente studiati e documentati) e alla finzione la capacità di rimodularli sul piano di una narrazione a suo modo anche avvincente.
Cinema politico, certamente, non smette di osservare Pugliese inoltrandosi nella lettura testuale dei film, ma non ideologico. E dunque critico ma non aprioristico, piuttosto un’incessante detection, che se qui da noi scaturisce dalla lezione di Francesco Rosi, sul versante d’oltreoceano presagisce certi scenari alla Oliver Stone. E un cinema, in ogni caso, anche d’attori (su tutti Gian Maria Volonté) e di azione, pensato più per il pubblico che per la critica, che infatti non lo amerà mai troppo. Per quella di sinistra, l’eterno eccesso di didascalismo (che in effetti, riconosce l’autore, talvolta s’annida nelle pieghe narrative), per gli altri il solito copione, mentre a destra e nei Palazzi ogni film è atteso come una sciagura.
DIZIONARIO DEL CINEMA IMMAGINARIO
di Albero Anile
Lindau 2019
Questo dizionario è un atto di fede. È il primo mai compilato sul cinema immaginario: raccoglie i film nei film, le pellicole fittizie che, all’interno di quelle reali, si vedono realizzare sui set, proiettare in sale cinematografiche, trasmettere in TV. È fatto di capriole della visione, si tuffa negli abissi dello schermo. Per goderseli bisogna prima dar fiducia ai film che li contengono: occorre una sospensione dell’incredulità al quadrato.
Dal punto di vista pratico è un dizionario totalmente inutile. È un catalogo di sogni, raduna pellicole fantasma, elenca alfabeticamente opere che nessuno ha visto e vedrà mai. Eppure quei film esistono, qualcuno li ha pensati, ha dato loro un titolo, degli attori, un pubblico: importa davvero che siano immaginari? Non sono immaginari anche i personaggi e la trama che li ospitano?
Estrapolati dai film reali, i film immaginari ritrovano ora una trama coerente, rivendicano una critica onesta, rinascono a una nuova vita, ottengono finalmente piena cittadinanza.
Questo dizionario è assolutamente necessario.
NUOVI LIBRI SUL CINEMA
STANLEY KUBRICK – ODISSEA NELL’INCIPIT
di Alessandro Carbone
Castel Negrino 2019
«Se può essere scritto può essere filmato», così parlò stanley kubrik. Il detto deve essere inteso alla lettera: ben 11 dei suoi 13 lungometraggi sono tratti da romanzi e racconti altrui. Non sarà necessario, quindi, interrogare alcun monolite nero per farci svelare il chi e cosa dovremmo vedere riflesso nella lucida superficie di celluloide davanti alla quale ci ha piazzato il genio del regista. Basterà scorrere le prime pagine, gli incipit, delle sue fonti letterarie – lionel white, humphrey cobb, valdimir, howard fast, nabokov, peter george, arthur clarke, anthony burges, william makeapeace thackeray, stephen king, gustav hasford, arthur schnitzler – per ritrovarci compagni di viaggio in una delle più straordinarie odissee che la storia del cinema ci abbia regalato.
DA CALIGARI AGLI ZOMBIE
a cura di Emanuela Martini
Il Castoro 2019
“Si può fare!”, esclamava il dottor Frankenstein leggendo gli appunti del nonno sulla possibilità scientifica di rianimare i morti in “Frankenstein Junior”, l’irresistibile omaggio di Mel Brooks ai gloriosi horror degli anni Trenta. Si può fare: ricostruire un uomo, rincorrere i vampiri, danzare con i fantasmi, lasciarsi sedurre da sinuose regine della notte, come ha fatto il cinema fin dalle origini, unica macchina capace di mostrare quello che nemmeno gli specchi riflettono. Considerato a lungo (fino alla metà degli anni Settanta) un genere sensazionalistico e minore, tanto da essere spesso relegato nella serie B delle compagnie di produzione, l’horror è sempre amato dagli spettatori, dei quali spesso esprime le tensioni, le ansie, le insofferenze. Questo libro ripercorre le tappe dell’horror classico: dagli incubi aguzzi della Repubblica di Weimar evocati nel 1920 da Robert Wiene con “Il gabinetto del dottor Caligari” ai voraci non morti resuscitati da George Romero nel 1969 con “La notte dei morti viventi”, primo, dirompente capitolo del New Horror. In mezzo, le creature classiche materializzate dalla Universal (Dracula, Frankenstein, l’Uomo Lupo, il Fantasma dell’Opera, la Mummia) e trent’anni dopo rese sensuali e sanguigne dalla Hammer Film; le tensioni sottili e i fantasmi, le donne pantera e i ladri di cadaveri evocati dalla Rko di Val Lewton con il lavoro di Jacques Tourneur, Robert Wise e Mark Robson; le allucinazioni macabre con cui Roger Corman traduce sullo schermo Edgar Allan Poe; le magnifiche streghe e vampire della via italiana al gotico di Mario Bava.
GILLO PONTECORVO – IL SOLE SORGE ANCORA
a cura di Fabio Francione
Mimesis 2019
Noto
come regista cinematografi co dalla grande inventiva, ma dalla scarsa
prolifi cità – nel giro di un trentennio di attività diresse solo
cinque film, la maggior parte oggi considerati leggendari, un
mediometraggio e un pugno di documentari –, Gillo Pontecorvo
intraprese all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale
la carriera di giornalista, dapprima inviando corrispondenze da
Parigi, dov’era tornato a vivere, e successivamente assumendo la
carica di direttore di “Pattuglia”, la più popolare delle
riviste giovanili del Partito Comunista. Quest’antologia raccoglie
di quest’ultima sua esperienza gli editoriali, gli articoli e le
interviste redatti tra il 1947 e il 1950 sia come collaboratore e,
successivamente, come direttore.
In appendice quattro
interviste a Pablo Picasso, Marlene Dietrich, René Clair e Jean
Frédéric Joliot-Curie, pubblicate nel 1947 da Pontecorvo su
“Omnibus”, “Milano- Sera” e “La Repubblica”.
FRANCESCO ROSI – IL CINEMA E OLTRE
a cura di Nicola Pasqualicchio e Alberto Scandola
Mimesis 2019
Racchiusa nell’angusta etichetta del realismo, contrapposto in più occasioni a un non meglio precisato «cinema di invenzione», la poetica di Francesco Rosi rinvia a una storia sola: quella di un Paese, l’Italia del secondo dopoguerra, segnato da crimini, misfatti e misteri ancora oggi indecifrabili. Film come Le mani sulla città, Salvatore Giuliano, Il caso Mattei e Cadaveri eccellenti appaiono ancora oggi esempi insuperati di un cinema al contempo poetico e politico, dove la ricerca espressiva si coniuga con l’impegno civile.
NON HO NIENTE DA NASCONDERE
di Michael Hanecke
Il Saggiatore 2019
Due strade parallele, dritte e morbide come la serenità solare che le avvolge. Una macchina avanza piano con una barchetta a rimorchio, mentre in sottofondo si innalzano le voci di Jussi Björling e Renata Tebaldi che intonano Tu qui santuzza. Vediamo mani che scelgono cd, sentiamo risate: una coppia sta giocando a chi indovina la canzone; il figlio, sul sedile dietro, è chiamato a fare da garante. Torniamo a vedere la macchina dall’alto; poi la telecamera ci mostra i volti della famiglia felice, in procinto di raggiungere la casa delle vacanze. Ma il canto di Beniamino Gigli si strappa, diventando l’angosciante Bonehead dei Naked City, che mitraglia lo spettatore accompagnando l’arrivo di titoli di testa rossi come il bagno di sangue verso il quale gli inconsapevoli, sorridenti passeggeri sono diretti. Un presagio crudele, rivelato solo a chi è in sala, impotente. Poche sequenze come l’inizio di Funny Games sanno raccontare in modo emblematico l’arte di Michael Haneke, uno dei registi e sceneggiatori più originali degli ultimi trent’anni. Non ho niente da nascondere è il suo più fedele e intimo autoritratto: solitamente laconico fino all’estremo, Haneke sceglie per la prima volta di raccontarsi in una lunga intervista che ripercorre tutta la sua esistenza e la sua carriera, dall’adolescenza nella periferica Wiener Neustadt alla tormentata vocazione religiosa, dai complessi rapporti con attrici e attori alla maniacale cura del sonoro, dai primi lavori per la televisione austriaca a Happy End, passando per i premi a Cannes e per l’Oscar ricevuto con Amour. Haneke racconta la sua vita con una franchezza violenta, svelando i segreti di una consapevole e ostinata ricerca di verità sugli uomini attraverso l’artificio di immagini e suoni. Non ho niente da nascondere è un’immersione in un microcosmo di forze brutali e sotterranee, in grado di frantumare la gelida superficie della vita quotidiana e lasciare lo spettatore faccia a faccia con la propria nuda miseria.
Michael Haneke è un regista e sceneggiatore austriaco. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui la Palma d’oro a Cannes con Il nastro bianco (2009) e Amour (2012), vincitore anche dell’Oscar per il miglior film straniero.
OMOSESSUALITÀ E CINEMA ITALIANO
dalla caduta del fascismo agli anni di piombo
di Mauro Giori
UTET Universitaria 2019
A partire da una vasta ricerca d’archivio e dall’esame di oltre 600 film, il volume ricostruisce per la prima volta i rapporti tra omosessualità e cinema italiano tra gli anni Quaranta e gli anni Settanta, nella convinzione che abbiano svolto un ruolo di primo piano nel quadro della battaglia cruciale che si è giocata intorno alla sessualità coinvolgendo società, politica e gran parte dell’industria culturale nazionale. Le rappresentazioni d’autore e quelle popolari, le negoziazioni tra intenzioni e saperi differenti di cui esse sono il risultato, la gestione delle posizioni nell’industria, i rapporti con censura e magistratura, il divismo, la critica e le prassi del pubblico (anche omosessuale) sono messi in relazione al mutare dei contesti intrecciando i materiali più diversi, dai rotocalchi alla letteratura, dalle interrogazioni parlamentari ai documenti riservati della burocrazia statale, dai quotidiani di partito ai fumetti pornografici, dalle sentenze di tribunale ai fogli dei primi movimenti omosessuali.
Quella che emerge è una storia culturale insospettabilmente ricca in cui timori e avversioni si accompagnano costantemente a piaceri e complicità inconfessabili.
LIBRI SUL CINEMA
Alcuni titoli che puoi trovare nella nostra fornita libreria di cinema:
ALLA RICERCA DELLA SALA
Con una passione in comune, due giovani cinefili partono per un’avventura mai realizzata: visitare in cinquanta giorni alcuni dei cinema più innovativi d’Italia e raccogliere su di un sito internet le (loro) buone prassi. L’obiettivo? Esplorare la ricchezza delle sale indipendenti italiane all’epoca della rivoluzione digitale dentro e fuori la sala. 5.400 km, 48 cinema, 38 città in 17 regioni. Il libro ripercorre le tappe del viaggio, gli incontri, le riflessioni (ma anche i sogni) per realizzare un nuovo modo di essere sala cinematografica: come coinvolgere il pubblico più giovane? Come usare le nuove tecnologie in sala? Quale legame precostituire col pubblico? Quali spazi creare e come arredarli per vincere la sfida con le catene multiplex? La sala cinematografica del domani? Radicata nel territorio e aperta al mondo, permeabile – oltre che alle tecnologie e ai nuovi strumenti di comunicazione – ai cambiamenti del pubblico. Un angolo delle idee in postfazione raccoglie le iniziative più ragionali e innovative incontrate.
AVANTI O POPOLO
L’autore Carlo Carotti, cinefilo e studioso di storia contemporanea, racconta e analizza come le complesse vicende dei due principali partiti della Sinistra italiana – il Partito socialista e il Partito comunista – , intrecciate alle storie di contadini, operai, intellettuali, militanti e politici, siano state interpretate dal cinema e dai suoi registi grandi, minori e minimi. Fornito di un apparato critico di primo piano, il libro di Carotti offre informazioni precise e dettagliate su una produzione cinematografica vasta e artisticamente diseguale, non sempre facile da recuperare e fare conoscere.
BANDITI A ORGOSOLO
“Banditi a Orgosolo” è un film girato in Barbagia, nel cuore della Sardegna agli inizi degli anni Sessanta. Un lavoro lontano dai moduli produttivi tradizionali, realizzato da una troupe ridottissima e interpretato da attori non professionisti. Premiato come miglior esordio al festival di Venezia nel 1961, da subito ottiene riconoscimenti in tutto il mondo: a New York (1962) viene premiato perché è «un’opera creativa di eccezionale valore nel campo della cinematografia documentaria» e a Boston il premio per la miglior regia gli viene attribuito «per la qualità del risultato nella ricerca creativa col mezzo cinematografico». Martin Scorsese molti anni dopo l’uscita lo definirà un capolavoro indiscusso, ma ancora nel 1963 il critico di una rivista della Cuba di Castro e Che Guevara, recensendo il film scrive: «Se mi chiedessero quale regista sarebbe più utile per Cuba io direi Vittorio De Seta perché dimostra che il cinema è un’arma importante nella lotta per il futuro dell’umanità». Questo libro, progettato con lo stesso Vittorio De Seta quando era vivo, raccoglie i materiali che documentano la realizzazione di Banditi a Orgosolo – appunti, fotografie, la sceneggiatura desunta – introdotti da un saggio che analizza la pellicola e ripercorre la genesi del film e la sua ricezione.
FORMALISTI RUSSI NEL CINEMA
Negli anni venti del secolo scorso i formalisti russi inaugurarono un approccio al cinema che ne valorizzava, in particolare, il carattere di autentica “scrittura” audiovisiva. Di quell’approccio oggi si fanno apprezzare, oltre all’originale afferenza al vasto territorio di una “antropologia dell’immagine e dei media”, il notevole spessore teorico e la sorprendente attualità nel contesto della rivoluzione digitale. Alla traduzione di alcuni testi classici riuniti nel volume che rese note le tesi formaliste sul cinema – Poetika Kino (Poetica del cinema, 1927) – questa raccolta aggiunge i contributi di tre autori – Roman Jakobson, Jan Mukar ?ovský, Jurij Lotman – che ripresero e approfondirono i temi portanti di quella linea di ricerca.
DA CHAPLIN A LOACH
Dall’uomo massa di “Tempi moderni” (1936) all’uomo flessibile di “Paul, Mick e gli altri” (2001), passando per “La classe operaia va in paradiso” (1971) e tracciando una storia del cinema e della psicologia dell’individuo coinvolto nella società industriale, il primo saggio che analizza la condizione dell’uomo contemporaneo attraverso gli schermi del lavoro. Le nevrosi, lo stress, le fughe, le reazioni e gli spazi di liberazione attraverso una trattazione accattivante e puntuale.
IL VANGELO SECONDO BERGMAN
Nel 1974, la Rai chiese a Bergman di realizzare un film su Gesù. Il progetto non vide mai la luce perché i dirigenti Rai, dopo aver letto il soggetto di una ventina di pagine presentato da Bergman, lo rifiutarono perché “troppo protestante”. La realizzazione dell’opera venne così affidata a Zeffirelli. Per molto tempo non si seppe più nulla del soggetto di Bergman. Recentemente il testo integrale è stato ritrovato negli archivi Rai e viene presentato così da Bergman: “Trattamento di un film per la televisione sulla morte e resurrezione di Gesù e sulle persone che presero parte a questi eventi”. Si tratta di una rilettura originalissima della vicenda di Cristo, tutta incentrata sulle testimonianze delle figure che gli sono state vicino. Dall’intreccio di queste diverse voci il grande regista svedese costruisce una figura inedita di Cristo. Per la prima volta il testo viene presentato in Italia in forma integrale con testo originale a fronte.
LA SIGNORA DI SHANGHAI
Le icone femminili del cinema cinese e il loro rapporto con le trasformazioni, i valori, le influenze, i sogni della società: dalle femme fatale ricalcate sui modelli occidentali alle eroine votate a Mao e alla nazione; dalle dive di Hong Kong degli anni cinquanta alle nuove stelle come Gong Li e Zhang Ziyi, entrate a pieno titolo nell’immaginario mondiale.
LA REALTA’ ATTRAVERSO LO SGUARDO DI MICHELANGELO ANTONIONI
La presente tesi cerca di individuare, all’interno della fenomenologia percettiva dello spettatore cinematografico, una permanenza attiva di residui filmici, ovvero tracce simboliche, consce e inconsce, che ne condizionano la percezione della realtà circostante. Inserendo lo spettatore in un circolo creativo, nel quale svolgono parte attiva le sue esperienze regresse e le sue costruzioni cognitive, l’opera filmica assume un valore dinamico e cerca, all’interno dell’atmosfera cinematografica, di stimolare un coinvolgimento creativo del fruitore. Analizzando, anche prettamente dal punto di vista della tecnica, i tre film della maturità di Michelangelo Antonioni si giunge a individuarne le caratteristiche intrinseche che ne esaltano l’interazione con lo spettatore e permettono l’individuazione di una complessa struttura espressiva che ne accentua l’attualità.
MARTIN SCORSESE. LE FORZE PRIMIGENIE DELL’AMERICA
Forse Martin Scorsese non è un regista-letterato, ma è certo che nel Pantheon dei suoi riferimenti risiedono molti immortali. Shakespeare e Céline lasciano tracce, segrete ma profonde, nei suoi film. Herbert Asbury, alle origini del gangsterismo e i noir di Raymond Chandler lo guidano sulle “vie del malvivente” (“Mean Street”). Il Joyce di “Dedalus”, Sushaku Endo, Nikos Kazantzakis riforniscono l’immaginario dei lungometraggi a sfondo spirituale. Le “Memorie dal sottosuolo” di Dostoevskij, il Nietzsche de “La gaia scienza” e dello “Zarathustra” e Thomas Wolfe il solitario si nascondono dietro le quinte di “Taxi driver” e di “Cape Fear”. Henry Miller è esplicitamente citato in “After hours”. I testi di alcune canzoni dei Rolling Stones e di Bob Dylan fanno da controcanto alle scelte formali e sostanziali della sua intera filmografia. Le strisce di Otto Soglow ispirano i suoi “storyboard”, esattamente come i disegni di Selznick offrono lo spunto per le immaginifiche inquadrature di “Hugo Cabret”.
RECITO DUNQUE SONO
Gian Maria Volonté non è un attore come gli altri. Che incarni figure storiche antiche e recenti o identità frutto della creatività degli autori o della sua stessa inventiva, le sue metamorfosi, per lo spettatore, non si concretizzano in una semplice partecipazione estetica, ma in una vera e propria profonda esperienza emotiva interiore. Alfiere coraggioso del cinema politico in un’epoca di grandi conflitti sociali, Volonté ha percorso la sua strada accompagnato da uno stuolo di registi che, insieme a lui, hanno reso grande la cinematografia italiana in patria e all’estero. Il suo approccio alla recitazione è simile a quello dello scultore che, di fronte al marmo informe, ha un solo modo per dargli identità: «scordarsi di sé» e farsi marmo egli stesso. Egli non si cala nel personaggio, lo diventa. Anzi, lo è. Nella recitazione, trova quindi una nuova forma del suo essere. Recito, dunque sono. In questo appassionato saggio biografico si narra la sua avventura professionale ed esistenziale attraverso notizie rare sepolte negli archivi, la completa filmografia, testimonianze esclusive delle persone che lo hanno conosciuto e amato, sue stesse dichiarazioni, un elenco narrato dei progetti mai avveratisi, e infine numerose immagini in gran parte inedite.
TUTTE LE ORE FERISCONO, L’ULTIMA UCCIDE!
Tratto dal romanzo di José Giovanni, il film, a detta dello stesso regista, diventa la sua opera più personale e, come sottolinea Alessandro Baratti, Melville riesce a deflagrare l’impronta letteraria portando all’esagerazione le pagine del libro. Scrive Baratti: “Una semplice frase nel libro come «Arrivarono sul posto» ha dato sette minuti e mezzo di film”, da questi piccoli indizi si evince l’immenso controllo di un autore che non fa sfuggire certo la sua presenza e il peso della sua innegabile poetica, meditando, allungando e portando all’estremo la sua stessa creazione. Tutte le ore feriscono, l’ultima uccide! è un libro che riesce a dare attraverso l’analisi di un film uno sguardo profondo all’intera opera di Jean-Pierre Melville, un altro tassello necessario per rendere ancora più eterna l’autoproclamata immortalità. “Niente di straordinario nel mio incontro con Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide, tutt’al più qualche tratto di singolarità” scrive l’autore nell’introduzione regalandoci però un documento prezioso.
FEDELE A ME STESSO
Clint Eastwood è l’unica star del cinema americano che abbia modellato la propria carriera attraverso film da lui prodotti e spesso diretti e/o recitati. Ed è anche uno dei registi in attività più prolifici, avendo all’attivo quasi quaranta lungometraggi, dall’esordio dietro la macchina da presa di “Brivido nella notte” al recente “The Mule”, passando per autentici capolavori come “Million Bollar Baby”, “Gli spietati”, “Mystic River”, “Gran Torino”. Se come attore la sua fama rimane legata soprattutto ai ruoli del pistolero senza nome nei film di Sergio Leone e al personaggio dell’ispettore Harry «la carogna» Callaghan, come regista ha saputo muoversi all’interno del sistema hollywoodiano rispettandone le-tradizioni ma rifiutandosi di aderire alle mode culturali ed estetiche, esplorando in chiave personale e spesso problematica una grande varietà di temi, dalla vita d’artista alla natura dell’eroismo, dal culto della violenza virile alla fragilità dei sentimenti, dal razzismo insito nella società americana all’etica dell’individualismo. Le interviste qui raccolte coprono quattro decenni della carriera di Eastwood come regista, concentrandosi tanto sulle sue prassi concrete quanto sulla sua poetica e filosofia. E forniscono il ritratto completo e sfaccettato di un vero artista, popolare e raffinato al tempo stesso.
L’OCCHIO DEL REGISTA
Quello del regista è uno dei mestieri più complessi e affascinanti del mondo dell’arte, pericolosamente sospeso tra la cura del dettaglio e la visione d’insieme, tra la libertà della creazione individuale e le limitazioni del lavoro collettivo. Un mestiere in cui non esistono regole scritte, e per comprendere il quale non si può dunque prescindere dall’esperienza dei grandi maestri. In questo volume Laurent Tirard, critico cinematografico e regista lui stesso, ha raccolto le confessioni, le rivelazioni, i consigli pratici di venticinque tra i più grandi registi contemporanei, offrendo al lettore altrettante «lezioni di cinema». L’approccio alla sceneggiatura, il rapporto con gli attori, il posizionamento della macchina da presa, il montaggio: ogni regista racconta le sue predilezioni e i motivi delle proprie scelte artistiche, svelando con insospettabile candore tutti i segreti che si nascondono dietro la creazione di un grande film. L’occhio del regista è una guida indispensabile per chi vuole addentrarsi, da neofita o da semplice curioso, nel mondo della regia cinematografica.
I MAESTRI DELLA LUCE
Che cosa sarebbe stato “Il padrino” senza i chiaroscuri e le luci notturne di Gordon Willis? Che cosa sarebbe stato “Apocalypse Now” senza le esplosioni di luci e fiamme orchestrate da Vittorio Storaro? Che cosa sarebbe stato l’inferno del “Cacciatore” di Cimino senza la maestosa concertazione di colori di Vilmos Zsigmond? Che cosa sarebbe stato “Toro scatenato” senza il superbo bianco e nero di Michael Chapman? Si potrebbe procedere all’infinito: i quindici direttori della fotografia che si raccontano in questo libro hanno infatti determinato come pochi altri l’immaginario filmico di un’autentica età dell’oro, nella quale il cinema d’autore si è imposto a Hollywood e nel mondo intero. Ognuno degli intervistati racconta il proprio mestiere, i mille modi con i quali conferire a ciascun film un aspetto visivo inconfondibile, le loro imprese più difficili, tecnicamente e non solo, i rapporti con i grandi registi con cui hanno lavorato. E ricostruiscono così una delle fasi più creative nella storia del cinema, muovendosi tra la Nouvelle Vague francese e il film d’autore italiano; tra la nuova Hollywood degli Scorsese e dei Coppola e i maestri del cinema di genere.
CINEMA E ARCHITETTURA
Da una serie di esperienze al confine fra cinema e architettura, si nota il crescente interesse di figure professionali legate al progetto – designer, architetti, urbanisti – al cinema come fonte. Si tratta di un rinnovato stupore per la composita ricchezza dell’opera film quale luogo di svelamento dell’abitare: un riconoscimento fatale, in grado di superare la soglia del dicibile-disegnabile per attingere a inusitate prospettive fenomenologiche. L’operazione compiuta dal film sull’architettura riguarda allora un processo di restauro, un momento di riconoscimento, in una doppia polarità, storica ed estetica. Ricreata ogni volta che viene sperimentata esteticamente, l’onnipolitaneità dell’appartenenza spettatoriale sfida l’interpretazione canonica dell’architettura, sottraendo all’oblio e alla dimenticanza i resti del passato (della modernità): emersa ‘a nuova luce’ col processo della messa in film, l’architettura sveste l’alone semantico della sua stessa esistenza mitica, l’insieme delle appartenenze ideali, i mondi possibili arredati dal benevolo contratto di ‘verità’ dell’ideologia funzionalista.
IL VAMPIRO, IL MOSTRO, IL FOLLE
Tanto
in “Nosferatu”, di Werner Herzog, quanto in “The
Elephant Man”, di David Lynch, e in “Nostalghia”, di
Andrej Tarkovskij, si mette in scena l’incontro con un Altro che è
lo specchio non voluto di se stessi e dell’ambiente in cui si vive.
Il vampiro, il mostro e il folle diventano figure emblematiche per
riflettere sulla complessità delle dinamiche che l’incontro con il
deviante, con il diverso, produce nelle contemporanee società
omologate e massificate.
Sconnessi 33: il foglio con gli appuntamenti del Knulp (marzo 2020)
Lo trovi in versione cartacea sul bancone del Knulp oppure scarica il pdf:
sconnessi 33
Numeri precedenti:
sconnessi 32
sconnessi 31
sconnessi 30
sconnessi 29-1
sconnessi 29-2
sconnessi 28
sconnessi 27
sconnessi 26
sconnessi 25
sconnessi 24
sconnessi 23
sconnessi 22
sconnessi 21
sconnessi 20
sconnessi 19
sconnessi 18
sconnessi 17
sconnessi 16
sconnessi 15
sconnessi 14
sconnessi 13
sconnessi 12
sconnessi 11
sconnessi 10
sconnessi 9
sconnessi 8
sconnessi 7
sconnessi 6
sconnessi 5
sconnessi 4
sconnessi 3
sconnessi 2
sconnessi 1
KNULPCAKES – 21 RICETTE ILLEGALI (seconda ristampa)
KNULPCAKES – 21 RICETTE ILLEGALI (seconda ristampa)
di Franca Vilevich
KNULP edizioni
euro 5
La dolce illusione
Da bambina mi sarebbe tanto piaciuto avere il Dolce Forno (giocattolo elettrico molto in voga negli anni ’70) ma a quel tempo mia madre mi faceva già fare i dolci assieme a lei nel forno vero ed è riuscita a glissare con maestria sulla mia richiesta, facendomi così sentire una donna fatta…..e grazie mamma! Sono cresciuta con il profumo di pasta frolla e il Manuale di Nonna Papera sul comodino, di cui possiedo l’edizione del 1971, e un padre e tre fratelli che mi hanno illuso, a loro insaputa, lasciandomi credere che il miglior modo per accalappiare un uomo fosse prenderlo per la gola, nel senso migliore del termine ovviamente. Tra un’illusione e l’altra dieci anni fa è arrivato Knulp e dal mio forno, fino ad oggi, sono uscite più di cinquemila torte, atto di disobbedienza civile nei confronti di chi crede che le passioni possano essere dannose alla salute se non debitamente sterilizzate e manipolate con guanti di lattice.
Le ventuno ricette hanno un titolo. Forse qualcuno sarà in grado di intuirne il significato o si illuderà, a torto o a ragione, di essere stato fonte di ispirazione…..e non sarò certo io, illusa cronica e inguaribile sognatrice, a rovinare questo bel gioco!
Peace and love!