NOVITÀ EDITORIALI SUL CINEMA AL KNULP (MAGGIO 2021)

CINEMATOCRAZIA
di Massimo Donà
euro 20
Mimesis (aprile 2021)
Dopo “Abitare la soglia”, il filosofo Massimo Donà torna a interrogarsi sulla magia del cinema, un’arte dalla natura menzognera, ma che, nel contempo, riesce a essere uno stupefacente specchio della realtà. Arte barocca per eccellenza, il cinema viene interrogato dal filosofo veneziano quale magico ed eccezionale riflesso della vita, nonché delle sue mirabolanti peripezie. Esso appare dunque come una vera e propria lanterna magica in grado di fare del gioco della verità, che per esso e in esso viene comunque chiamato in causa, il manifestarsi della più radicale impossibilità del “vero” medesimo. In cui a tradirci sarà ogni volta la stessa assoluta veridicità delle sue sempre più fantasmagoriche rappresentazioni. Un libro rivolto a tutti – non solo a cinefili e filosofi -, che intende esplorare attraverso il grande schermo il rapporto tra verità e finzione, realtà e rappresentazione: dicotomie che soltanto la “lanterna magica” del cinema riesce a coniugare in un’unica messa in scena.
GIRA IL TUO FILM COME SCORSESE
RAPPRESENTARE SULLO SCHERMO STORIE E PERSONAGGI DI FORTISSIMO IMPATTO EMOTIVO E SPETTACOLARE
di Christopher Kenworthy
euro 16
Gremese Editore (aprile 2021)
Che metta in scena l’ascesa e la caduta di uno spericolato broker newyorchese (“The Wolf of Wall Street”), la follia di un tassista reduce dal Vietnam (“Taxi Driver”) o la parabola esistenziale di un pugile ruvido e paranoico (“Toro scatenato”), il cinema di Martin Scorsese brilla per il virtuosismo con cui il suo autore padroneggia la macchina da presa, alla quale affida la potente narrazione visiva delle sue storie. Questo volume prende le mosse da alcune delle magistrali riprese di cui il cinema scorsesiano abbonda, per esaminare nel dettaglio le posizioni e i movimenti della cinepresa attraverso i quali il grande regista americano enfatizza con le immagini i momenti più intensi dei suoi film. Analizzando quasi fotogramma per fotogramma ognuna delle scene selezionate, spiega i meccanismi psicologici innescati nello spettatore da questa o quella tecnica di ripresa ed enuclea delle regole generali da applicare ai casi simili. Un vero manuale di regia pratica che ciascun cineasta – anche alle prime armi – potrà facilmente testare sul campo per infondere al proprio film la stessa intensità emotiva.
PROCESSO AI VITELLONI
di Gianfranco Miro Gori
euro 10
Il ponte Vecchio (marzo 2021)
Potenza del cinema. Se tutti (o quasi) sanno chi sono i vitelloni (in Italia e all’estero), forse non tutti sanno che non fu Fellini a ideare il termine ma il suo sceneggiatore (e grande scrittore) Ennio Flaiano. Che spiegò la derivazione dall’abruzzese “vudellone”; In altri termini: una budella da riempire. Uno che non fa nulla e campa, anche in età da lavoro, sulle spalle della famiglia. Perfetta da questo punto di vista è la rilettura felliniana di Amarcord (1973) dove in Lallo, zio del protagonista Titta, il personaggio del vitellone si fonde con un’altra figura romagnola assai amata da Fellini & Guerra, quella del pataca. Se dunque non lavorare è un primo e assai grave capo d’imputazione in una Repubblica «fondata sul lavoro», altri non mancano. Di qui ha origine, corroborata dal concomitante centenario della nascita di Fellini, l’idea di dedicare ai vitelloni il ventesimo processo del X agosto nella corte della Torre di San Mauro Pascoli, promosso da Sammauroindustria. Il presente libro ne riproduce gli atti, in particolare le “arringhe” dell’accusa e della difesa, sostenute rispettivamente da Daniela Preziosi e Gianfranco Angelucci. Non manca un corredo fotografico.
SCIASCIA E IL CINEMA
CONVERSAZIONI CON FABRIZIO
a cura di Fabrizio Catalano e Vincenzo Aronica
euro 18
Rubbettino (marzo 2021)
Testimonianze di Roberto Andò, Beppe Cino e Giuseppe Tornatore L’opera letteraria di Leonardo Sciascia ha più volte, soprattutto nei decenni d’oro del cinema europeo, ispirato trasposizioni filmiche. In un contesto sensibilmente diverso da quello attuale, in cui spesso a partire da romanzi di grandi scrittori italiani s’approntavano ambiziose coproduzioni, i romanzi di Sciascia divennero stendardi d’impegno civile. Alcuni film sono diventati dei classici; Altri ci appaiono oggi come piccoli gioielli da riscoprire. Quelli erano del resto anni in cui la letteratura e il cinema vicendevolmente si alimentavano: e diversi personaggi, da Pasolini a Calvino, da Malerba a Cerami, oscillavano tra la sacralità del romanzo e la lusinga d’una più immediata narrazione per immagini. D’altro canto, in gioventù, la prima aspirazione di Leonardo Sciascia, trascinato dall’amore per il cinema muto, era stata proprio quella d’essere un regista; Una certa ritrosia caratteriale, unita a una più che giustificata diffidenza per un mondo a tratti eticamente disinibito, l’avevano tuttavia indotto rapidamente a rimodulare questo sogno. Sciascia sosteneva però, e non a torto, che la sua scrittura era rimasta cinematografica. E la tentazione del cinema, infatti, sopravvisse costantemente in lui. Questo libro si propone dunque d’analizzare la relazione fra il coraggioso intellettuale di Racalmuto, che così tanto manca alla società in cui viviamo, e la settima arte, attraverso i ricordi e le riflessioni del nipote, il regista Fabrizio Catalano, ex allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia. Un approccio in cui all’analisi critica s’alternano il ritratto di un mondo storicamente vicino e culturalmente lontano, l’aneddotica familiare, l’indagine nei meandri delle corrispondenze fra donne e uomini che hanno lasciato un segno indelebile nella storia d’Italia.